Normalmente quando si discute di cambiamenti climatici e di emissioni di gas serra vengono subito in mente luoghi come città e strade, settori economici come l’industria pesante o impianti come le centrali elettriche o nucleari. Provando a spostare lo sguardo verso chi subisce tutto ciò, oltre alle persone ovviamente, la prima vittima rimane l’ambiente. Se però consideriamo l’ambiente come “il contesto in cui convivono risorse naturali, economiche e sociali” la faccenda si complica.
IL BINOMIO TURISMO – AMBIENTE
Il turismo è legato in maniera molto forte all’ambiente. La capacità di una determinata località di attrarre turisti è dipendente in massima parte dalle condizioni ambientali che essa offre, come, ad esempio, pulizia e qualità del mare, innevamento, siccità. Il riscaldamento globale e i suoi effetti negativi sono già da ora delle condizioni in grado di cambiare comportamenti e scelte dei turisti. Località montane dove l’innevamento non è più garantito dalla natura vengono abbandonate in favore di stazioni collocate ad altezze maggiori, spiagge prima gremite di turisti sono oggi evitate a causa dell’alta temperatura dell’acqua del mare. Si provi a pensare all’effetto dell’innalzamento di 1 metro del livello del mare in paesi come le Maldive o…Venezia. Queste, e le mete culturali di interesse storico e naturalistico, sono tra i soggetti maggiormente sofferenti al mutare delle condizioni climatiche.
(Jay Simons) L’Italia nel 2100 rappresentata dall’artista sloveno Martin Vargic: viene ipotizzato uno scenario in cui il mare arriva a sommergere la pianura padana e la maggior parte delle coste dello stivale.
VITTIMA O CARNEFICE?
Spesso il turismo, soprattutto quello di massa, non è consapevole del suo impatto sull’ambiente. Nel 2007 il settore ha da solo contribuito a quasi il 5% delle emissioni globali di CO2. Si prevede che entro il 2025 la cifra sia destinata a raggiungere il 10%. Molto è dovuto ovviamente al trasporto, con i viaggi aerei in primo piano per i soggiorni lunghi e lontani, mentre l’auto rappresenta la scelta principale per gli spostamenti più brevi e con meno notti passate fuori casa.
Dal suo rapporto con l’ambiente e dai conflitti con esso, il turismo può quindi essere definito:
- duro, quando produce dei danni e consuma l’ambiente naturale e culturale dove si sviluppa;
- dolce, quando invece la sua relazione con il paesaggio naturale e sociale locale è positiva, quindi sostenibile.
Lo sfruttamento delle risorse ambientali di una specifica località, il rapporto tra i turisti e le popolazioni locali, l’influenza del settore turistico nella politica economica sono tutti fattori che, sia a livello globale che locale, possono aiutare nella valutazione dell’impatto del turismo.
TURISMO ALTERNATIVO
L’alternativa deve essere quindi le ricerca, sia da parte della domanda che soprattutto dell’offerta, di un turismo sostenibile, responsabile nei confronti dell’ambiente, rispettoso verso i luoghi e verso le persone, curioso ma non invasivo. I fattori sui quali lavorare per far fronte alla richiesta sempre maggiore di sostenibilità nell’offerta turistica (in Alto Adige circa il 30% dei turisti cerca una vacanza verde, che non sfrutta le risorse del territorio) riguardano:
- gestione e risparmio delle risorse energetiche
- diversificazione dell’offerta turistica intesa come stagionalità e tematicità
- valorizzazione delle risorse paesaggistiche, dei beni culturali, dell’enogastronomia
- attenzione alla politica sui trasporti
- miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici
L’ecoturismo quindi viene concepito sia come viaggio e ricerca di aree naturali in cui ammirare e trarre piacere dal paesaggio locale, ma anche come situazione fondamentale attraverso la quale ottenere la conservazione e la qualità dell’ambiente.
“Le attività turistiche sono sostenibili quando si sviluppano in modo tale da mantenersi vitali in un’area turistica per un tempo illimitato, non alterano l’ambiente (naturale, sociale ed artistico) e non ostacolano o inibiscono lo sviluppo di altre attività sociali ed economiche”
UN PESO MASSIMO, UNA GRANDE OPPORTUNITÀ
Nell’economia nazionale il settore del turismo è davvero consistente: stiamo parlando di circa il 10% del PIL italiano. La percentuale di chi è sensibile alle tematiche ambientali risulta però piuttosto bassa: secondo i dati del 2014 per quanto riguarda il settore alberghiero, solo il 10% delle società che fanno parte di Assoturismo hanno aderito al protocollo di eco sostenibilità siglato con Legambiente (circa 400 alberghi) benché il turismo eco-sostenibile abbia iniziato il suo sviluppo già dalla fine degli anni Novanta.
Non è un segreto che il turismo rispecchia la situazione economica italiana, ma il suo ruolo nella politica economica nazionale deve far prendere coscienza agli operatori turistici della sua importanza come settore trainante nella produzione di beni e servizi, ponendo le basi per un ripensamento del modello di consumo di suolo e delle risorse, riducendo l’impatto ambientale e intensificando la cooperazione e lo sviluppo del capitale umano. Grazie ad interventi di questo tipo l’influenza del settore nella formazione del PIL nazionale potrebbe passare dal 10% a circa il 18% . Una grande occasione.
DIFFICILI DECISIONI O TRAGICHE CONSEGUENZE
Credo che le motivazioni in grado di spingere un operatore turistico ad interessarsi alla questione dei cambiamenti climatici e delle emissioni di inquinanti debbano principalmente essere personali e legate ai propri principi. Vorrei lanciare però una sfida cercando di spostare la scelta su una questione prettamente economica: se, come detto, l’ambiente e le caratteristiche naturali di una località turistica possono venire compromesse dal riscaldamento globale; se, come detto, il turismo è spesso basato sul territorio e sulle sue peculiarità; se quindi, viene meno il fattore ambiente che è la condizione base del turismo…che futuro è previsto per lo sviluppo del turismo in un territorio che non ha futuro?
I cambiamenti sono sempre più rapidi e le scelte da fare sempre più urgenti. Il tempo stringe e il futuro, nostro e delle generazione dalle quali abbiamo preso in prestito le risorse naturali che stiamo utilizzando, è adesso.
Commenti recenti